In un vortice d'ali
«Ti dico che non l'ha fatto di proposito: potremmo lasciarlo stare, solo per questa volta!»
«Io sono sicuro che l'abbia fatto apposta invece!» Esclamò Puk.
«Non ne hai le prove: per quanto ne sappiamo poteva semplicemente...»
«Cosa? Cercare di distruggere la tana di un tasso? Perchè non lo giustificherebbe Prik, non lo giustificherebbe affatto! Ahi ahi ahi abbiamo un colpevole...» concluse il folletto, certo della colpevolezza del ragazzo.
«Forse non voleva affatto "distruggere", ma era solo...»
«Curioso? Oh certo, era solo curioso, beh allora lasciamo stare, non c'è alcun problema...» esclamò Puk, con ironia.
«Davvero? Per fortuna, grazie Puk, non potevo proprio sopportare l'idea di fargli del male: guarda come dorme beato: questo vecchio tronco per lui già abbastanza come cuscino, e...»
«Dorme perchè siamo stato noi a volerlo addormentato, e non si sveglierà fino a che noi non vorremo che si svegli, ti è chiaro Prik?»
«Ma io...»
«Non volevi farlo? Non sapevi cosa stavi facendo? Mi disgusti. Cosa credi che ti abbia tenuto in vita fino ad ora?»
«Cosa vorresti dire Puk? Non capisco!» Protestò il folletto.
«Sono stato io Prik, è solo merito mio se uno sciocco come te oggi vive ancora! Che fine hanno fatto i nostri fratelli a Colle Artigno? E quelli di Bosco basso? E Sid?»
«Non parlare di Sid.» Ingiunse Prik, fattosi improvvisamente scuro in volto.
«Oh invece te ne parlo, eccome. Noi non possiamo venire scoperti dall'uomo: se questo accade ci trasformiamo subito in una farfalla, così che gli occhi di un umano non possano mai posarsi sul corpo di un folletto. Questa è la regola, in questo consiste l'ammonimento dei padri, e ciascuno di noi ne è a conoscenza. Nonostante ciò Sid credeva che si trattasse soltanto di una leggenda, e volle rivelarsi a quel bambinetto che si era preso tanto a cuore, il figlio di quel pescatore, con quei suoi capelli biondi e quegli occhi curiosi, a cui non mancava mai di fare abboccare all'amo le trote più grasse, badando bene che le prendesse senza farle scappare...»
«So benissimo cos'è successo a Sid. Ora smettila.» Ingiunse ancora Prik, il quale aveva oramai definitivamente abbandonato il consueto sorriso, in favore di un aspetto nuovo, minaccioso, molto più consone al temperamento focoso del fratello.
«Oh no no no, tu non sai. Credi di sapere, ma sono certo che tu abbia dimenticato: poi mi darai ragione, credimi. Lascia che prosegua il mio racconto. Sid aveva preso in simpatia il piccolo, nella giusta stagione lasciava che trovasse funghi e lumache, castagne e bacche, facendo comparire il tutto sul suo sentiero mentre rimaneva nascosto dietro il tronco di un albero.»
«Tutti noi lo facciamo!» Protestò Prik.
«Vero, tutti noi a volte lo facciamo, ma occasionalmente, se ci va, e mai favoriamo per 2 volte la stessa persona. Quelli semmai sono i dispetti, anche se questo rientra più nella mia natura piuttosto che nella tua, ma non di questo voglio parlare. Sid aveva preso così tanto in simpatia il piccolo umano da seguirlo fino a casa, favorendolo ogni volta che poteva...»
«Mentre non avrebbe mai dovuto allontanarsi dalla boscaglia, lo so...» aggiunse Prik.
«Non solo, fratello, non solo! Sid pensò che il bambino sapesse di lui, per via dei troppi piccoli "eventi fortunati" nei quali era incorso, così che ogni giorno crebbe sempre più in lui il desiderio di rivelarsi dando conferma al suo protetto dei quello che aveva supposto, nonostante l'ammonimento che costituisce praticamente l'unica nostra regola!»
«Lui non credeva che fosse vero: pensava si trattasse solamente di una ridicola leggenda!» esclamò Prik, con gli occhi rossi di pianto e i piccoli pugni serrati cercando di reprimere il dolore.
«Non lo era affatto, però. Sid decise di mostrarsi, un giorno, e non appena gli occhi del bambino si incrociarono con i suoi si trasformò in farfalla, prima che l'umano potesse essersi reso conto di quanto era successo. Probabilmente gli occhi per quell'attimo gli pizzicarono come se fossero stati colpiti da un granello di polvere portato dal vento, e un istante dopo il nostro Sid gli apparve sottoforma di una farfalla variopinta, la più bella che avesse mai visto...»
«Lo ricordo benissimo, noi...noi...»
«Noi eravamo lì Prik, lo so. So che non puoi avere dimenticato.» affermò infine Puk, appoggiando una mano sulla spalla del fratello «Sid è volato via, battendo le sue ali arancio e nere fino a scomparire dal nostro orizzonte, forse conscio del suo nuovo status, forse no. Abbiamo interrogato il vento, chiesto di lui alla terra e al corso dei fiumi, ma è scomparso, dimenticato dalla natura stessa come se non ne avesse mai fatto parte. Il suo ricordo si è ovunque perduto nell'oblio, tranne che nella nostra memoria.»
Prik non riuscì a rispondere al fratello, non subito almeno. Prima cercò invano qualcosa nelle tasche lacere dei suoi braghini di tela consunti da innumerevoli anni di onorato servizio, quindi si risolse ad usare le morbide ciocche della sua folta barba canuta per ripulirsi il viso dalle lacrime che oramai avevano smesso di cadere, lasciando posto soltanto a un'infinita tristezza. A quel punto si mise a sedere, sopra al grosso masso dal quale fino a quel momento lui e il fratello stavano osservando il regolare e ritmato respiro di quel giovane umano addormentato. Quanti anni poteva avere? 14? 16? Lui non era molto bravo a riconoscere l'età degli umani. Eppure quel ragazzo gli piaceva, anche lui era biondo e pieno di vitalità, proprio come il bambino che era costato la vita al suo amico Sid.
«Perchè mi hai costretto a ricordare, fratello?» Si decise infine a domandare.
«L'ho fatto per te, Prik. Questo ragazzo umano somiglia a quel bambino, vero? So che eri buon amico di Sid, so che con lui condividevi molto più di ciò che hai mai condiviso con me, ma è normale, è la nostra natura, noi siamo fratelli, e quindi...»
«Siamo come acqua e roccia, come tramonto e aurora. Lo ricordo, lo diceva sempre nostro padre.» Disse Prik concludendo la frase del fratello, ma ignorando dove questi volesse andare a parare.
«Sai dunque che è normale essere tanto diversi, e tu hai sempre trovato affinità con Sid e non con me, hai sempre percorso le sue orme e non le mie, nonostante io sia tuo fratello maggiore, ma te lo ripeto, è normale, anche nostro padre lo sapeva. Mi preoccupa però una cosa...»
«Dimmi cosa e smettila di girarci intorno allora! Cosa vuoi dirmi? Cosa?»
Prik aveva urlato la sua rabbia a piene mani, afferrando il fratello per le spalle, scuotendolo per cercare di mettere fine a quel tuffo forzato in ricordi per lui tanto dolorosi senza che ne avesse ancora compreso il motivo.
«Hai agito con lui nello stesso modo in cui avrebbe fatto Sid.» Disse Puk indicando il ragazzo addormentato grazie alle loro arti magiche «Anche Sid avrebbe finto di non capire che se un umano cerca di distruggere un nido, qualsiasi creatura vi ci abiti, lo fa per malvagità e non per curiosità. Gli umani sono gli unici ad avere questa prerogativa, e ne abusano più di quanto né tu né lui abbiate mai compreso: loro sono malvagità. E sono anche arroganza, avidità, prepotenza...»
«Non è questo che vuoi dirmi: ti ho chiesto di smetterla di girarci intorno. Smettila e dimmi quello che volevi dirmi davvero, e dimmelo ora.» Sentenziò un Prik trasformato dalla furia, quasi mostrasse le nerborute braccia del fratello, insolite per un folletto, piuttosto delle sue gracili membra che non avrebbero saputo spaventare nemmeno uno scoiattolo.
«D'accordo Prik, d'accordo, ora te lo dirò chiaramente: ti sei mostrato troppo indulgente con questo ragazzo, sospetto che ti riporti alla mente il ricordo di Sid e del bambino che tanto aveva preso a cuore, e infine temo che tu possa decidere di mostrarti a questo ragazzo, per trasformarti anche tu in farfalla e seguire la sorte dell'amico a cui tanto eri legato!» Esclamo Puk d'un fiato.
Prik osservò il fratello incredulo: erano davvero questi i suoi timori? Perchè mai avrebbe dovuto decidere di porre volontariamente fine ai suoi futuri secoli da folletto per convertirli in giorni da lepidottero? Puk non l'aveva forse visto tremare di paura mentre il ragazzo allargava con le mani la loro tana estiva fino quasi a distruggerla? E aveva forse già dimenticato che era stata sua l'idea di far calare su di lui un'ombra di sonnolenza non appena il ragazzo si era allontanato per cercare un bastone che potesse aiutarlo nel lavoro di smembramento della loro dimora? No, non poteva! E allora perchè, per quale motivo Puk poteva avere potuto pensare che...
Una scarica elettrica attraversò i suoi pensieri: se quel ragazzo stava distruggendo la loro tana, terrorizzandolo per sua stessa ammissione, allora perchè fino a pochi minuti prima stava prendendo le sue difese? Come aveva potuto dichiarare a se stesso che quel ragazzo gli piaceva, quando in realtà lo terrorizzava? Era estremamente confuso al riguardo, né ricordava il momento in cui era avvenuto questo cambio d'atteggiamento nei confronti dell'umano.
«É stato il ricordo di Sid.» Spiegò Puk come se gli leggesse nella mente «Quando hai visto il ragazzo addormentato sei rimasto silenzioso per qualche minuto, poi hai iniziato a blaterare qualcosa su come non avesse fatto apposta e non fosse veramente cattivo, su come fosse solo semplice e innocente curiosità o addirittura ardore nel voler affrontare e sgominare quella che per lui e i suoi simili potesse rappresentare una possibile minaccia, come un serpente o un feroce predatore. Nonostante la tua bontà, però, la faccenda mi sembrava strana: all'interno della tana avevi paura, e ora ti rifiutavi di voler punire l'umano con il "pungiglione", anche se mi ero assunto io il compito di farlo per evitarti lo sforzo e il fastidio.»
Prik riflettè ualche istante come a cercare delle incongruenze nella storia, eppure tutto gli parve più che plausibile: da un momento all'altro era passato dalla paura a una volontà di proteggere il ragazzo che non sapeva comprendere.
«Non preoccuparti, ora lascia che sia io a occuparmi di tutto.» Dichiarò Puk, balzando giù dal masso con grande agilità.
«Ma...fratello...»
«Tranquillo, non gli farò nulla di male. Non troppo male, almeno.»
Così dicendo Puk avanzò fino a raggiungere il braccio disteso del ragazzo addormentato, vi si arrampicò e ne raggiunse il petto, lo ispezionò come se fosse poco avvezzo alla fisionomia umana -in realtà non così dissimile dalla sua- e quindì levò il braccio destro al cielo, mormorando alcune parole nell'antica lingua, quella degli elfi che ormai da secoli avevano abbandonato il loro mondo. Immediatamente il suo bracciò iniziò a produrre una sostanza simile a del fumo, poi diede come l'impressione di vorticare impetuosamente, quindi mutò forma, divenendo, appena dopo il gomito, in tutto e per tutto simile al pungiglione di un insetto, nero e minaccioso.
«Ora pungerò il ragazzo umano, Prik» disse Puk con la fronte adida di sudore per lo sforzo magico compiuto «e insieme al dolore istillerò il doloroso ricordo della puntura di un calabrone avvenuta oggi, mentre cercava di distruggere la nostra tana. Questo dovrebbe bastare per spingerlo a non provare più ad avvicinarsi a un qualsiasi pertugio che potrebbe essere una tana e ospitare lo stesso insetto capace di procurargli una ferita per la quale soffrirà ancora persino dopo anni.»
«Tutto avverrà nella sua mente...»
«Esatto Prik, nella sua mente. Debole mente umana...» e così dicendo Puk si apprestò a colpire il corpo del ragazzo tra la carotide e la spalla, non mancando di concentrarsi sugli esatti ricordi e sulle sensazioni che intendeva trasmettere attraverso quel temporaneo pungiglione innestato sul suo braccio.
Prik nel frattempo non poteva fare a meno di ripensare alle ultime parole del fratello: se la mente umana era debole, e certamente lo era, allora quale nefasto torpore avvolgeva la sua? Possibile che fosse bastato un ricordo, e un'associazione, per fargli perdere la consapevolezza di mutare i suoi propositi? Sid...sarebbe potuta sembrare una sua magia, leggera e irrintracciabile, sottile e ben congegnata. Eppure non poteva esserlo, il suo amico non esisteva più, non nella sua forma, almeno, ma nemmeno nella sostanza: era certo che nello stesso istante in cui si era mutato in insetto fosse morto, o divenuto inconsapevole di chi fosse, convinto di essere farfalla e di non aver altro scopo al di là del posarsi di fiore in fiore.
«Aspetta!» Urlò improvvisamente a Puk un istante prima che vibrasse il colpo.
«Eh? Cosa c'è Prik?»
«Devo...farlo io.» Sussurrò, tanto lievemente che il fratello dovette urlare per farsi ripetere la sua risposta, che tuttavia rimase immutata: voleva essere lui a farlo.
Tra l'incredulità di Puk, Prik avanzò arrampicandosi sul braccio del ragazzo esattamente come aveva fatto suo fratello prima di lui, fermandosi al suo fianco, senza dire una parola. Alzò poi il braccio al cielo, pronunciando anch'egli quella manciata di parole nell'antica lingua, quindi apparve lo stesso fumo, lo stesso vorticare, il medesimo, terribile pungiglione.
Il volto di Prik era una maschera di sofferenza: un simile sforzo era per lui snervante, difficilissimo a sostenersi.
Chiuse gli occhi e cercò di visualizzare le esatte sensazioni da trasmettere, mentre Puk ripristinava il proprio braccio alla forma originaria, non cercando minimamente di contenere l'entusiasmo per l'importante decisione presa dal fratello: era tutto sorrisi e occhiate d'intesa.
Prik nel frattempo visualizzò nella propria mente non una, bensì 2, 3, 4 volte l'esatta sequenza delle immagini che avrebbe innestato nella mente del giovane umano: conosceva la tecnica, ma era la prima volta per lui, nè pensava che sarebbe giunta mai, eppure...
Anticipando l'azione che si accingeva a compiere con un ampio respiro, Prik mirò l'esatto punto in cui intendeva colpire, e si accinse a farlo. Nello stesso istante, perà, la sua attenzione fu catturata da qualcos'altro: da una farfalla verde e nera apparsa all'improvviso.
Sid.
Sid.
In quel momento era l'unico concetto a presidio della sua mente.
Non poteva essere che lui, lui doveva aver mantenuto la sua mente, pur costretto in quel corpo d'insetto, non poteva essere altrimenti, ma perché era lì? Perchè ora?
Osservò il volto dell'umano, i suoi capelli biondi, la sua giovane età, sospesa tra quella di un bambino e di un giovane uomo. Possibile che...
«É lo stesso umano.» sentenziò Puk alle sue spalle.
Lo stesso umano...
Prik non era bravo a distinguere gli umani, eppure alle parole del fratello per lui divenne evidente come il ragazzo che aveva davanti a sè fosse lo stesso amato dal suo amico Sid, lo stesso per cui era stato trasformato in farfalla.
I 2 folletti stavano ancora chiedendosi cosa mai volesse significare l'apparizione di Sid, se veramente si trattava di lui come oramai erano convinti che fosse, quando la farfalla iniziò a compiere delle rotazioni più rapide, e inconsuete. Pochi istanti bastarono ai 2 per comprendere che Sid stava utilizzando il suo nuovo corpo per compiere una delle innumerevoli magie che conosceva, e immediatamente una sottile scia polverosa si rese visibile nell'aria intorno a loro, portando tutti loro a starnutire rumorosamente. Anche il ragazzo. Il suo starnuto echeggiò fastidiosamente nelle sensibili orecchie dei folletti, che tremarono e caddero sul suo petto, provarono a rialzarsi ma vennero nuovamente costretti a cadere da un secondo starnuto, ancora più forte del primo.
Il giovane aprì gli occhi, annebbiati e incerti, stropicciandoseli per 2 volte, ignaro di avere 2 folletti sul petto, ma con la sensazione di avere qualche insetto sotto la maglia, per il formicolio causatogli dai loro piccoli piedi.
Puk capì che non c'era un istante da perdere: presto l'umano avrebbe posato il suo sguardo su di loro, trasformandoli in farfalle. Ma perchè Sid voleva che ciò accadesse? Desiderava forse sentirsi meno solo, costringendoli a dividere con lui il suo destino? No, non era possibile, lui l'aveva conosciuto, era una creatura buona, forse anche più buona del fratello. Allora...il suo sguardo cadde sul pungiglione che ancora adornava il braccio del fratello, e immediatamente capì: era per protezione. Sid non voleva che venisse fatto del male al ragazzo, voleva proteggerlo e non sapeva che intenzioni avessero con quel pungiglione: per quanto ne sapeva, potevano anche essere le peggiori, anche se non era questo il caso. Ma a poco gli avrebbe giovato capire esattamente la situazione, se lo sguardo del ragazzo si sarebbe posato sul suo corpo.
Afferrò Prik per un braccio, cercando di trascinarlo nell'impresa disperata di sparire sotto il cumulo di foglie, strisciando tra gli aghi di pino e i rami secchi fino a raggiungere la parte nascosta del masso sul quale erano in precedenza seduti, ma, inaspettatamente, il fratello si oppose come se avesse delle radici conficcate nel petto dell'umano, mostrando una forza che non aveva mai posseduto.
«Io resto, Puk.» Dichiarò con una serenità che lo turbò «Io resto. Ho sempre voluto...»
Prik non terminò mai quella frase: lo sguardo del ragazzo incrociò il suo corpo, il quale in quello stesso istante assunse l'aspetto di una farfalla variopinta, arancio con chiazze rosse e nere, e spiccò il volo mentre Puk tratteneva a stento una lacrima mentre scivolava rapido tra le foglie, rammaricandosi di essere stato veramente fiero del fratello solo e soltanto nel suo ultimo giorno da folletto, e per un'azione che non era nemmeno riuscito a compiere.
Ora Prik era una farfalla, e non percepiva da lui alcun pensiero, eppure, da dietro la roccia dietro cui era riuscito a nascondersi, gli parve felice, in compagnia del suo grande amico al quale aveva voluto tanto ricongiungersi da accettare la trasformazione in insetto, e di quell'umano per cui ora non riusciva nemmeno a provare rabbia, senza capire il perchè.
Li osservò ancora una volta, quei 2 folletti mutati in farfalle rincorrersi ora felici, in un vortice d'ali variopinte.
Ora sono solo pensò.
Sono solo.
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